Egli (Don Orione ndc) mi raccontò le sue faticose peripezie di quelle giornate, dall’uno all’altro dei villaggi distrutti dal terremoto.
Il disastro gli era apparso ogni giorno più vasto di quello che in principio si era detto; le comunicazioni con i villaggi di montagna erano lente e difficili per la neve e i lupi; e d’altra parte ogni ritardo nei soccorsi ai feriti che si lamentavano tra le macerie, ai malati senza ricovero, ai bambini vaganti aumentava il numero delle vittime. Aveva impiegato ventisette giorni a percorrere l’intera contrada.
Uscita di sicurezza
Pescina 25 maggio 1915
Carissimo fratello, ogni disgrazia è seguita da disgrazie! E il terremoto ha voluto dietro di se la guerra, e la guerra vorrà ancora!… chi sa cosa vorrà? Ed io per la guerra sono dovuto tornare a Pescina, ché il Seminario di Chieti l’ha requisito il governo come Ospedale Militare. Ahimè! son tornato a Pescina, ho rivisto con le lagrime agli occhi le orride macerie, sono ripassato tra le misere capanne, coperte alcune da pochi cenci come i primi giorni, dove vive con una indistinzione orribile di sesso, età e condizione la gente povera. Ho rivisto anche la nostra casa dove vidi, con gli occhi esausti di piangere, estrarre la nostra madre cerea, disfatta. Ora il suo cadavere è seppellito eppure anche là mi parve uscisse una voce. Forse l’ombra di nostra madre ora abita quelle macerie inconscia della nostra sorte pare che ci chiami a stringerci nel suo seno. Ho rivisto il luogo dove tu fortunatamente fosti scavato. Ho rivisto tutto ….
Baci affettuosissimi
Secondo
1) La preghiera dopo il terremoto.
Proprietà Antonio Di Renzo, Pescina.
2) Silone al fratello Romolo. Pescina 25 maggio 1915.
Archivio Centrale dello Stato, Roma. Ministero dell’Interno, Direzione Generale Amministrazione Civile, Ufficio Servizi Speciali, Terremoto della Marsica, 13 gennaio 1915, b. 83 Richieste di sussidi da parte di studenti. Lettera T.
3) Piccolo accampamento.
Proprietà Antonio Di Renzo, Pescina.